Come tutti sanno, la stella di Barnard (V2500 Oph oppure GJ 699 o anche HIP 87937), possiede un elevato moto proprio, determinato anche dalla notevole vicinanza della stella rispetto al nostro sistema solare, circa 5,94 anni luce, ed e’ pari a 10.35″ annui. Cio’ e’ stato riscontrato per la prima volta, nel 1916, dall’astronomo E. Barnard, confrontando (con il metodo del blink), diverse lastre fotografiche riprese a distanza di anni,
a) Astrometria
Ho ripreso questo astro nell’agosto del 2013 e quasi un anno dopo ho eseguito un’altra ripresa. La prima immagine e’ stata eseguita in data 28-08-13 alle ore 21:29:54 UTC (corrisponedenti a JD 2456518.39576), mentre la seconda nel 2014 alle ore 20:02:23 Utc del 27-08-14 (corrispondenti a 2456898.39576 JD) pertanto dopo 0.9972085 anni. Nella prima immagine (quella effettuata nel 2013) elaborata con il software Astrometrica e per confronto con MPO Canopus, si sono ricavate le seguenti coordinate RA 17 57 47.42 +-0.29″ Dec +04 43 57.5 +- 0.32″ Per la seconda immagine ripresa nel 2014, le coordinate rilevate sono state le seguenti RA 17 57 47.70 +- 0.33″ e Dec +04 44 07.6 +- 0.31″
Nelle immagini sottostanti le due riprese, elaborate con il sw Astrometrica.
Tralasciando lo scarto in RA pari 0.02″ che rientra comunque nell’errore di misura, si evidenzia che la stella si e’ mossa rispetto alle altre di fondo cielo solo in declinazione e precisamente di 10.1″ +- 0.31″ Dal momento che le misurazioni non sono avvenute nel lasso di tempo di un anno esatto, tra la prima e la seconda, ma nella frazione di 0.9972085 anni, lo spostamento misurato diviene pertanto di 10.13″ +- 0.31″ contro 10.35″ esposti in letteratura, pertanto un valore a mio parere buono, considerando il fatto che la misurazione e’ stata eseguita nel periodo di un solo anno.
b) Spettroscopia
Oltre alle misure astrometriche, ho ripreso l’astro con lo SA 100 al fine di valutarne la classe spettrale e la temperatura superficiale. Personalmente utilizzo lo Star Analyzer 100 su prolunga autocostruita in modo da poter ottenere un buon rapporto di dispersione A/pixel, ma questo comporta lo svantaggio di dover ruotare lo spettro sulla diagonale del sensore affinche’ sia presente la stella (ordine 0) e l’intero spettro (ordine 1). Inoltre nel caso in esame , essendo la stella di Barnard in un campo di stelle alquanto affollato (via lattea), ho dovuto ruotare il reticolo fino ad un punto ottimale dove non fossero presenti stelle sullo sfondo dello spettro.
Per determinare esattamente la dispersione del mio sistema, e successivamente correggere il profilo per la risposta strumentale, nella stessa sessione ho ripreso la stella Vega, vedasi profilo sottostante, la misurazione delle linee di Balmer tramite il sw Rspec, ha rilevato una dispersione di 3.23 A/pixel
Successivamente ho ripreso la stella di Barnard, il profilo e’ stato corretto in lunghezza d’onda, sapendo che la dispersione del mio sistema e’ di 3.23 A/pixel
Sia nell’immagine dello spettro di Vega che in quello della stella di Barnard, e’ stato sottratto il background (luminosita’ di fondo cielo) portandolo vicino a zero ADU, cio’ anche se i vari sw di spettroscopia, hanno una utility che elimina il background di fondo cielo (rispetto allo spettro). Per tale operazione personalmente utilizzo Astroart (ovviamente si possono utilizzare altri sw ad esempio Iris) aprendo col mouse un rettangolino sopra e sotto lo spettro, si legge il valore di background (comando: visualizza/statistiche/background), e tale valore viene poi detratto, (comando: matematica/somma background), ovviamente se il valore rilevato era ad esempio 1000, bisognera’ inserire -1000 Successivamente ho diviso (tramite il sw Rspec) il profilo di Vega calibrato in lunghezza d’onda, con quello di una stella “sintetica” (Pickles) presente nella libreria del software, della medesima classe spettrale di Vega (A0V), il profilo ottenuto e’ stato reso smoothing, eliminando i picchi residui. Tale profilo chiamato curva di risposta strumentale (una specie di flat spettroscopico) e’ stato salvato e sara’ poi necessario per rendere i profili, inizialmente corretti solamente in lunghezza d’onda, corretti anche per la risposta strumentale, al fine di poterli confrontare con quelli di altri osservatori.
Una volta ottenuta la curva di risposta strumentale, questa e’ stata applicata (operazione di divisione del profilo della stella corretto in lunghezza d’onda, con la curva di risposta strumentale) anche al profilo della stella di Barnard, ottenendo un profilo corretto per la risposta strumentale. A tale profilo sono stati sovrapposti vari profili “sintetici” presenti nella libreria del software, quello che effettivamente corrisponde di piu’ al mio profilo e’ risultato di classe spettrale M4V, come in effetti e’ descritto in letteratura (esattamente M3.8V). La parte verso il rosso del mio profilo non si sovrappone esattamente con quello della stella sintetica di confronto, per minore efficienza della mia CCD a queste lunghezze d’onda.
c) Fotometria (Differenziale)
Successivamente ho ripreso la stella di Barnard con i filtri fotometrici V Johnson e R Cousin, al fine di determinarne l’indice di colore e da questo stabilire approssimativamente la classe spettrale e la temperatura superficiale. Per tale operazione si ricorda che l’immagine della stella non deve essere satura, e rientrare necessariamente all’interno della linearita’ della CCD, pena errori macroscopici nella valutazione della magnitudine. Dalla media di 30 immagini riprese con il filtro verde e con quello rosso, ho ricavato un indice di colore V-R pari a mag 1.23 Questo valore deve essere inoltre “depurato” dal fenomeno di arrossamento della luce dovuto al passaggio del mezzo interstellare. Per determinare la quantita’ del fenomeno ho usufruito del servizio on line Galactic Dust Reddening and Extinction (http://irsa.ipac.caltech.edu/applications/DUST) gestito da IRSA (NASA). Inserendo le coordinate dell’oggetto si ricava l’eccesso di colore (secondo i filtri usati) e quindi bastera’ detrarre questo valore per ottenere l’indice di colore “dearrossato” Nel caso in esame, dopo le operazioni sopra esposte, l’indice di colore “dearrossato” e’ risultato pari a mag 1.13
Ora consultando la tabella Stellar Spectral Flux Library (o l’articolo di A. J. Pickles 1998 (https://www.ifa.hawaii.edu/users/pickles/AJP/hilib.pdf), vedasi immagine sopra, si ricava che in corrispondenza di un indice dearrossato V-R = 1.13 abbiamo una classe spettrale M3V (V-R 1.07) o M4V (V-R 1.22) e la temperatura superficiale logTe = 3.519 o 3.493 per le rispettive classi spettrali, interpolata col nostro valore logTe diviene 3.506 pari ad una temperatura di 10^3.506 = 3.160K in ottimo accordo con quanto espresso in letteratura (temperatura 3.134K) sia in riferimento alla classe spettrale che alla temperatura superficiale.
d) Misura della temperatura con il metodo spettroscopico
Utilizzando i profili spettroscopici visti precedentemente, ho provato ad ottenere la temperatura superficiale della stella di Barnard, applicando la legge di Wien che mette in rapporto la lunghezza d’onda del massimo di emissione radiativo, con la temperatura (cio’ riferito ad un corpo nero, ma se escludiamo le linee di emissione o assorbimento, possiamo assimilare anche una stella ad un corpo nero). Per tale scopo ho reso smoothed il profilo corretto per la risposta strumentale della stella di Barnard, e verificato per quale lunghezza d’onda nel continuum (linea blu) vi era la massima emissione, vedasi immagine sottostante, ed e’ risultato a 8674A. Applicando la legge di Wien si ottiene:
K (temperatura) =28978200/lambda (in Angstrom) = 28977685/8674 = 3340K
La misura non e’ del tutto esatta (in letteratura, come visto precedentemente, la stella di Barnard ha una temperatura superficiale di 3140K) ma comunque, penso, soddisfaciente, considerando, come avevamo visto prima, che la CCD usata non e’ molto efficiente nella lunghezza d’onda del rosso